Artisti
di varia provenienza ed esperienza hanno accettato il rischio di
"essere messi al muro": le loro opere saranno dei poster 70 x
100 cm. affissi sui muri delle città accanto a quelli pubblicitari. Gli
artisti non avranno il silenzio delle gallerie, ma il rumore della strada
per proporre, con la loro opera, il loro concetto di LIBERTÀ. Non
c'è bisogno di aspettare il 25 aprile per riflettere sul problema della
libertà di scelta. Non c'è sistema coercitivo capace di impedire che
almeno una minoranza d'individui operi diversamente dalle disposizioni del
Potere. E come mai di fronte alla stessa realtà economica, politica,
militare alcuni fanno una scelta ed altri un'altra? Cos'ha spinto giovani
e meno giovani italiani nel '43 prima di tutto a schierarsi in prima fila,
invece di restare nell'ombra, e poi ad esporsi a favore di una rottura col
fascismo e con la guerra o, al contrario, in continuità col fascismo e
con la guerra? Che cosa ha fatto intuire ai primi che farla finita col
fascismo, col nazismo, con la guerra era giusto per loro stessi e per i
loro familiari e compaesani? Gli storici riescono spesso a dare delle
risposte convincenti: i disagi di una guerra prolungata, la disastrosa
ritirata dalla Russia, la disillusione dopo promesse roboanti, lo
sbandamento dell'esercito e la fuga del re, l'occupazione da parte dell'ex
alleato, la renitenza alla leva, l'insegnamento sotterraneo dei vecchi
antifascisti... Tutto
bene, ma non tutti e neanche la maggior parte di coloro che pativano la
fame, che erano rimasti delusi, che non volevano essere arruolati in un
esercito succube dell'invasore né potevano rimanere in quello abbandonato
dai suoi alti comandi hanno deciso di "esporsi" sapendo che
avrebbero potuto essere "messi al muro". Che
espressione truce "mettere al muro"! Vuol dire non dare più
scampo, condannare senza remissione, esibire la spietatezza del vincitore
nei confronti del vinto: fine della corsa. Per
molti è finita male, poteva finire male per tutti, ma chi ha scommesso la
vita su una scelta di libertà l'ha pensata giusta, ha fatto terno e la
posta in gioco l'abbiamo ritirata tutti, anche noi che siamo nati dopo. È
andata bene anche per noi che qualcuno abbia corso il rischio di essere
"messo al muro". Anche
oggi possiamo scegliere se essere liberi oppure no? Chi recita oggi la
parte assegnata ai nostri nonni e genitori settanta o cinquant'anni fa?
Dov'è, invece, il ruolo di chi difende e ricerca per sé e per tutti la
libertà di vivere da esseri umani? È molto difficile trovare delle
risposte convincenti, perché finiamo sempre per dimenticare qualche
particolare o per confonderci: proclamiamo che libertà vuol dire avere un
posto di lavoro, poi scopriamo che quel lavoro produce il cancro, vogliamo
la libertà d'impresa e poi ci accorgiamo che grazie a quella il nostro
lavoro si è trasferito in estremo oriente, vorremmo che i poveri del
terzo mondo fossero liberi di vivere a casa loro ma invidiamo loro quel
lavoro che prima toccava ai nostri figli ed ora rende una miseria a degli
operai e una fortuna agli imprenditori, però saltiamo di gioia se le
azioni di questi ultimi (e nostre) salgono in borsa... Insomma
da che parte dobbiamo metterci per sentirci liberi? Qualcuno si esprima,
per favore, definisca che cosa vuol dire oggi la libertà. Gli
artisti - si dice - sono quelli che hanno una sensibilità particolare,
che intuiscono la realtà in cui vivono e sentono il bisogno di esprimere
quanto avvertono e per tutta la vita cercano un modo per comunicarlo,
tanto che a volte questa ricerca diventa un mestiere, una professione,
come nella nostra cultura europea, occidentale; altre volte no, come in
certe culture africane... Un artista oggi può intuire, fiutare la libertà
per l'uomo, come molti giovani avevano fiutato la libertà per tutti nel
'43 in Europa, in Italia, in Vai Varaita... Per un artista il rischio di
essere "messo al muro", lo capite, è puramente simbolico in
Italia, un po' meno, ad esempio, in Nigeria o in Algeria (d'altra parte la
poesia procede per analogie, per accostamenti, per somiglianze!). Ma in
quest'occasione, a Verzuolo, luogo consacrato alla Resistenza in difesa
della libertà, alcuni artisti - dell'immagine e della parola - escono
allo scoperto, affrontano il rischio del "muro", senza scampo,
per lasciare un segno che faccia sentire, intuire, fiutare che cosa
s'intende oggi quando si dice "Libertà dell'uomo". Non per far
prediche, solo per comunicare una sensazione, un presentimento... Non ci
riusciranno? Peggio per loro. Ormai hanno accettato il rischio di fronte a
tutti, ormai sono "al muro"! P.S.
Quando, all'interno del Comitato antifascista abbiamo pensato al titolo
ARTISTI AL MURO copiavamo deliberatamente l'idea del grande fotografo
Oliviero Toscani ("Toscani al muro") che aveva
dato quel titolo provocatorio ad una mostra dei poster. altrettanto
provocatori. suoi e degli allievi della sua scuola "Fabbrica".
Di questo gli siamo grati. Oggi
scopro in internet che a Torino dal 1996 esiste una rassegna che si
intitola "Arte al muro", promossa dal "Centro di
documentazione arti visive della Città di Torino" , in
collaborazione con "BIG Torino 2000" e la Regione Piemonte, che
offre agli artisti l'opportunità di esporre le loro opere sulle pareti di
luoghi frequentati da poeti, musicisti, intellettuali. L'iniziativa
denominata ARTISTI AL MURO nel nostro Comune si distingue attraverso
l'esplicito rapporto con la Resistenza e per la scelta dei muri offerti
alla vista di tutti, proprio tutti, negli spazi normalmente destinati alla
pubblicità commerciale. L'opera
degli autori è gratuita, la bellissima carta è offerta dalle cartiere
"Burgo", le spese di stampa dei manifesti e del catalogo,
d'organizzazione (curata dall'Associazione "SpazioArte" di
Manta), d'affissione, sono anticipate
dall'Associazione nazionale Partigiani d'Italia e dal Comune -
anche grazie al contributo della Regione e della Banca Regionale Europea -
e saranno recuperate attraverso la vendita di cento cartelle che
raccolgono le copie numerate e firmate dei dieci poster (9 immagini + 1
poesia). La
cartella (che può essere prenotata presso "PeiranoSport" di
Verzuolo, la libreria "Menabò" di Saluzzo ... ) sarà
presentata ufficialmente al pubblico il 5 maggio 2000 presso la sala
polivalente di Palazzo Drago a Verzuolo con la partecipazione degli
autori. Il catalogo, edito dalla Stamperia Artistica di Savigliano, è
curato dal critico Paolo Levi e contiene un intervento di Cesare Segre. I
poster saranno affissi anche in altre città della provincia, dove saranno
organizzati altri incontri con gli autori.
Verzuolo,
30.3.2000
Alessandro Midulla
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